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24-05-2020 / inpocheparole, onefilmaweek, cinema

"Quarto Potere" in poche parole

Nel corso degli ultimi anni un po' per gli studi accademici, un po' attraverso letture personali, un po' grazie ai corsi promossi dal Cineforum Labirinto Treviso, ho avuto modo di studiare la storia del cinema: ecco qui qualche pillola da questo viaggio intrapreso

CITIZEN KANE

REGIA

Orson Welles nasce nel 1915 nel Wisconsin, da genitori con uno spiccato senso artistico (la madre era una talentuosa pianista, mentre il padre un’inventore), ma a soli quattro anni nel 1919, dove affrontare prima la separazione dei due e nel 1924 la morte della madre. Da ragazzo si approccia al teatro, passione che cercherà di trasmettere attraverso anche mezzi alternativi come la radio e il cinema. Studia teatro classico con l’intento di modernizzarlo alla Todd di Woodstock grazie al contributo del padre, che però muore nel 1930 senza vederne il compimento.
Dopo il lutto si trasferisce in Irlanda vendendosi come attore, per poi spostarsi nella capitale inglese. Torna in America nel 1934 per riavvicinarsi alla Todd School. Nel 1938 produce così il suo primo mediometraggio sperimentale “Too much Johnson”, un film muto in bianco e nero su pellicola 16mm nel quale cura anche regia e recitazione.
Si appassiona anche al cinema di Méliès, abbracciando la filosofia dell’attore-regista come uomo di prestigio, elemento che tornerà a usare anche nel cinema. Gira anche grandi classici teatrali come “Macbeth” (1948) e “Otello” (1952), con l’intento di smontare la tradizione cinematografica hollywoodiana.
Welles pensa al cinema come meraviglia e inganno, evidente in un suo successivo film “F for Fake” (1974).

Costruisce così, passo dopo passo, una poetica tutta personale in cui è sempre evidente la costruzione filmica per sottolineare la realtà effimera della storia. È un cinema che talvolta si basa proprio su menzogne artistiche e citazioni al cinema delle origini.
Per via del suo carattere inquieto, Orson Welles è un regista dalla carriera travagliata, che vede più film rimasti incompiuti piuttosto che realizzati, ma nonostante questo rimane uno dei registi più versatili e innovativi del Novecento.

Nel cinema di Welles troviamo il regista che svolge il ruolo di attore celato spesso dietro una maschera, un oggetto che usava per apparire più interessante, spesso giocando sull’uso di nasi diversi. Ma è soprattutto la “maschera” a livello di concetto che si impone con forza nel suo immaginario (un esempio particolarmente evidente è la sequenza della casa degli specchi ne “La signora di Shanghai”, 1947).




TEATRO E RADIO

Appena dopo i vent’anni inizia a concentrarsi ed appassionarsi alla radio, mettendo in scena drammi radiofonici con la sua compagnia teatrale. Con l’intento di riadattarlo in chiave moderna, arrivano perfino a realizzare “Giulio Cesare” ambientandolo nell’epoca fascista (Welles continua anche la regia teatrale con un “Voodoo Macbeth” (1936), spettacolo che performò a Brodway).
La trasmissione più eclatante di tutte fu quella de “War of the Worlds” trasmessa il 30 ottobre del 1938 dalla CBS, una radiocronaca all’interno della trasmissione Mercury Theatre on the Air con annunciatori fittizi e le musiche di Bernard Hermann:
Ve lo ricordate? È lo storico compositore per i film di Hitchcock. Durante le pause musicali del palinsesto, Orson Welles inserisce la cronaca di un’invasione aliena nel New Jersey adattata a partire dall’omonimo romanzo di Herbert George Wells. Sia all'inizio della trasmissione che alla sua conclusione veniva chiaramente annunciato da quale romanzo fosse tratta la radiocronaca, ma al suo interno fecero di tutto per renderla verosimile.
Nell’ottobre del 1998 è stato addirittura eretto un Monumento commemorativo nel luogo di atterraggio dei marziani secondo la trasmissione radiofonica a Van Nest Park, Grover's Mill, NJ.

Il tutto esplode nella credulità degli ascoltatori, portando grandissima visibilità al regista e si racconta che tra le innumerevoli telefonate al New York Times ce ne fosse una di un uomo che chiese: "A che ora è la fine del mondo?”. Il singolo It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine) dei R.E.M. prende spunto dalla stessa domanda…in sostanza è un grande precedente per quelle che ora sono le fake news!
Ciò infatti portò la RKO ad offrirgli un contratto per la realizzare tre film a Hollywood con completa libertà artistica in qualità di attore, sceneggiatore, regista e produttore.

Orson Welles come prima esperienza nel lungometraggio inizia ad approcciarsi all’idea, poi fallimentare, di realizzare su schermo la novella di Conrad “Cuore di tenebra” (che poi ispirerà “Apocalypse Now”, 1979 di Francis Ford Coppola), ma lo stesso anno realizzò infine “Quarto Potere” (1941), più tardi definito da François Truffaut << il film dei film >> che ha ispirato l'esordio di tantissimi registi e attori.




TRAMA

“Quarto Potere” (1941) o in lingua originale “Citizen Kane”, è ispirato dalla figura del magnate della stampa William Randolph Hearst e tratta il tema del potere come sovrastruttura umana. Charles Foster Kane è il ricco protagonista di questa storia, personaggio che rappresenta tutti e nessuno, possessore di un piccolo giornale che amplia fino a creare un impero editoriale dalle posizioni politiche discutibili.
Tra l’altro Hearst saputo del riferimento, fece di tutto per boicottare la produzione alla RKO riuscendoci in parte, ma al contempo la critica accolse il film come uno dei più grandi capolavori del cinema di sempre.

Il film ruota attorno all’inchiesta giornalistica dopo la morte del magnate della stampa da lui interpretato. È il racconto frammentario di un “nessuno di lusso”, di un fragile tiranno con un suo personale segreto: Rosabella “Rosebud”, la sua umanità nonché il MacGuffin del film.

La maggior parte dei ruoli principali vengono affidati ad attori con i quali il regista aveva già lavorato al Mercury Theatre, e che provenivano anche dall'esperienza della radio. Kane invece viene abilmente interpretato dallo stesso Welles, che riesce a coprire tutte le fasi dell'esistenza del personaggio, dalla prima giovinezza, passando per la mezza età e fino alla vecchiaia in cui la sua umanità è rimasta soffocata dall'immenso potere conquistato.

Orson Welles sfida in canoni hollywoodiani di introduzione - svolgimento - conclusione, lasciando lo spettatore in un limbo disorientante di informazioni, supportato dal ricorso sistematico dei flashback: ha creato il perfetto film dell’illusionista.
Secondo alcune classifiche “Quarto Potere” (1941) viene tutt’ora considerato il “Più bel film della Storia del Cinema”.




INQUADRATURE E ANGOLAZIONI

Con “Quarto Potere” (1940), Orson Welles scardina le pratiche del "cinema delle origini" fondando nuove tecniche di ripresa cinematografica, affidandosi a innovazioni artistiche in moltissimi aspetti della produzione, anche rielaborando meccanica, ottica e illuminotecnica.
Grazie a inquadrature distorte, filtrate dalla personalità di Welles, con l’uso ossessivo di diagonali e linee curve mai osate prima, il regista fonde elementi eterogenei del teatro e del cinema, indirizzando il punto di vista dello spettatore mediante cambi di luci. Quindi in questo film più che mai, la luce ha una funzione di gerarchizzazione dei personaggi e di simbolizzazione dell’atmosfera, oltre a favorire la leggibilità delle scene: spesso vediamo ombre che oscurano il volto del protagonista con lo scopo di negarne la personalità neutralizzando il soggetto.

Un esempio particolare dove le inquadrature sono gestite con un’angolazione apparentemente contraria alla gerarchizzazione dei personaggi, quello della sequenza del litigio con la moglie dopo il rovinoso spettacolo:
solitamente la persona che tiene le redini della conversazione è inquadrata dal basso all’alto, così che possa sembrare più imponente, mentre chi subisce sta schiacciata al di sotto con un’angolazione dall’alto al basso. In questa scena sembra dover essere lei colei che detiene il potere, ma nonostante l’impassibilità è sempre Kane a prevalere.
È così che Welles gioca con le nostre certezze, facendo per quasi tutto il film inquadrature che esaltano l’importanza del protagonista a discapito della situazione.

Oltre all’uso di focali Fish eye, l’aspetto più innovativo però, è costituito dall'uso consapevole e sistematico della profondità di campo (deep focus o panfocus in italiano) e del piano sequenza tipico della Nouvelle Vague: grazie al sistema panfocus che permette la messa a fuoco di più piani, la fotografia ci regala un iperrealismo e un’oggettività assoluta di uno “sguardo democratico”, che in realtà è fisicamente impossibile per l’occhio umano. Con speciali lenti a cui erano applicate delle ghiere metalliche scanalate, questo sistema consente di variare la profondità mentre la macchina da presa è in funzione. L’utilizzo di una nuova pellicola ultrasensibile fa tutto il resto.
Il nome “panfocus” fa riferimento alla struttura del “Panopticon”, carcere ideale progettato nel 1791 che consente di osservare tutti i prigionieri da un unico punto senza che loro lo sappiano…è la metafora di un potere invisibile, nonché riferimento alla mito greco del guardiano Argo Panoptes, gigante dai cento occhi.




MONTAGGIO

Welles in questo film continua a provocare lo spettatore anche dal punto di vista del montaggio, scegliendo il cosiddetto “montaggio proibito”: si basa sull’assenza dei tagli netti tra uno stacco e l’altro, prediligendo un effetto di continuità.
Con l’intento di avvicinare emotivamente lo spettatore alla scena, come abbiamo già detto, ricorre all’uso del piano sequenza tipico della Nouvelle Vague, ma soprattutto troviamo un uso ossessivo di transizioni e dissolvenze fin dai primi minuti del film.

Come oramai abbiamo capito, queste scelte sono sempre dei trucchi della regia per creare confusione nello spettatore, rendendo evidente la costruzione artificiosa della storia, esaltando la natura effimera dell’industria cinematografica in quanto tale...forse anche per questo il film vince l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale nel 1942.




RIFERIMENTI

• "F for Fake" (1973) film del regista che rispecchia perfettamente le modalità del suo apporto al mondo del Cinema;

• "The other side of the wind" (2018) film postumo alla morte di Orson Welles, distribuito dopo una lunga lavorazione;

• "Mi ameranno quando sarò morto" (2018) film documentario sulla lavorazione incompiuta di "The other side of the wind".